Il culto dei morti a Banzi, inizia una settimana prima della festa di Ognissanti: si va al cimitero a pulire le tombe e il giorno di Ognissanti si va a messa e nel pomeriggio al cimitero: si portano i fiori a tutti i defunti, poi di pomeriggio si va al cimitero in processione con il parroco e si prega sulle tombe dei defunti. Il giorno dopo, si celebra la messa al cimitero in memoria di tutti i defunti.
Le vecchie usanze non si sono dimenticate, il culto dei morti è sempre vivo nel cuore delle persone, perché tutti noi abbiamo delle persone care al cimitero.
Inoltre si preparava e si prepara il “grano dei morti”, un dolce fatto con grano cotto, melograno e vincotto. Il grano è il simbolo del ciclo morte e rinascita. Il melograno è un albero di antica tradizione citato nella Bibbia ed era sacro a Giunone e Venere. I pittori del rinascimento mettevano il melograno nella mano di Gesù Bambino, per alludere alla “Nuova Vita” donata all’umanità.
La notte precedente il 2 Novembre, nelle case si usava e si usa ancora, preparare e predisporre il tavolo per pranzare, con tutte le stoviglie, il pane ed il boccale dell’acqua; si crede che in questa notte i morti escano dalle loro tombe per visitare la proprie case ed i rispettivi parenti; e si vuole pure che si soffermino a mangiare presso il banchetto che per loro si è preparato.
Nella stessa notte era usanza predisporre una bacinella piena di acqua su di un tavolo, riunirsi in famiglia e guardare la processione dei propri cari defunti riflessa in quell’acqua.
A Banzi c’è l’usanza di accendere i cerini in memoria dei defunti.
Si mettono i ceri sul davanzale della finestra e si tengono fino a quando non sono consumati.
I ceri si accendono anche nella chiesetta del cimitero in memoria di tutti i defunti, anche di quelli che non conosciamo.
La frase in dialetto recitata nel giorno dei morti:
Bongior a tutt voui, vou’i irv cum a nou’i, nou’i a ma ess cum a vouìi,bongiorn a tutt vou’i
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